[2000#06] el lisickij
«Ogni invenzione nel campo dell’arte è unica, non ha sviluppo -scriveva El Lisickij nel Gutenberg-Jahrbuch del 1926-27 a proposito dell’arte libraria, in un saggio intitolato Il nuovo libro-. Intorno all’invenzione, con il tempo evolvono diverse variazioni sullo stesso tema, talvolta più acute, talvolta più piatte, ma raramente viene raggiunta la forza primitiva. Così si procede, finché l’azione dell’opera d’arte, per il lungo uso, diventa automatica e meccanica: è maturo il tempo per una nuova invenzione […] Gutenberg, inventore del sistema a caratteri mobili, ha stampato con questi mezzi alcuni volumi che rappresentano dei veri capolavori dell’arte libraria. Quindi sono venuti alcuni secoli senza invenzioni fondamentali (fino alla fotografia) nel nostro campo […] È da miopi pensare che solo la macchina, cioè la sostituzione dei processi manuali con processi meccanici, sia importante nel mutamento di apparenza e forma delle cose. In primo luogo, il mutamento è determinato dal pubblico con le sue esigenze […] Oggi non si tratta più di una cerchia ristretta ma di “tutti”, della massa. L’idea che oggi muove la massa si chiama materialismo ma ciò che caratterizza l’epoca è la dematerializzazione […] Il materiale si riduce, noi dematerializziamo, sostituiamo inerti masse di materiale con energie in tensione. Questo è il segno della nostra epoca […] Finché il libro sarà necessariamente un oggetto palpabile […] dovremo aspettarci giorno per giorno nuove, fondamentali invenzioni nella sua produzione, per raggiungere anche qui il livello della nostra epoca. Ci sono segni che questa invenzione fondamentale sia da attendere nel settore della fototipia. Si tratta di una macchina che porta la composizione tipografica su una pellicola e di una macchina da stampa che riproduce il negativo della composizione su carta sensibile. Così spariscono l’enorme peso del materiale da composizione e il barattolo del colore, così abbiamo anche qui la dematerializzazione. Il fatto più importante è che la produzione delle parole e delle immagini è sottoposta ad uno stesso processo: la fototipia, la fotografia. La quale fotografia costituisce a tutt’oggi il tipo di raffigurazione che offre la massima comprensibilità a tutti. In tal modo, ci troviamo di fronte a una forma del libro in cui la raffigurazione diviene primaria e la lettera dell’alfabeto secondaria […] Cosicché io credo che la forma futura del libro sarà rappresentativo-plastica». Se non fosse per un’esercitata diffidenza circa le profezie e i loro portavoce di chi scrive, sarebbe lecito qualificare con l’appellativo di “profetico” questo brano di El Lisisckij. Non si può negare, infatti, che appaiano puntuali alcune considerazioni general-filosofiche (circa l’unicità anevolutiva delle “invenzioni” o il ruolo della dematerializzazione, ad esempio), quanto tempestiva la sua sensibilità a fenomeni nuovi della comunicazione visuale (tema di queste colonne). El Lisisckij sembra intuire, infatti, sia quella riduzione/omologazione di parole e immagini a un unico medium che oggi si sperimenta appieno, sia la portata di un processo allora agli albori con la fotocompositrice Uhertype, cioè il passaggio dalla preparazione testuale a caldo del piombo a quella a freddo della fotocomposizione nella produzione editoriale. Ma per meglio comprendere pregi e contraddizioni del contributo dello straordinario “costruttore” russo alla grafica del novecento, non si può che rileggere l’acuto ritratto che Jan Tschichold (altro protagonista di assoluto rilievo nella storia della visualità novecentesca) ne delineava nel 1965, dalle pagine delle «Typographische Mittelungen» elvetiche: «El Lisickij, uno dei primi grandi propugnatori della tipografia della nostra epoca tecnica, era d’ingegno sfavillante e movimenti vivaci, magro, piuttosto piccolo di figura e, a suo modo, quasi un damerino, ma serio. Era d’uno sfrenato impulso inventivo e, perfino quando si trovava insieme agli altri, doveva sempre fare qualcosa: fotografare, disegnare, scrivere. Che dal 1909 al 1914 avesse studiato ingegneria al politecnico di Düsseldorf, venne a tutto vantaggio della sua creatività, che si dispiegò in un modo singolare. Ogni problema, per lui, era fondamentalmente tecnico. Ma spesso il suo intelletto scappava insieme all’immaginazione, la quale concepiva ancor prima d’essere orientata. Si credeva ingegnere, ed era un artista […] Come tipografo, El Lisickij […] doveva lavorare con la composizione a piombo di Gutenberg, nata quasi 500 anni prima, poco adatta e troppo pesante per il suo mondo formale. Gli esperti rilevano immediatamente l’erroneità tecnica e i difetti della sua composizione diagonale. El Lisickij non sviluppava le sue forme sulla base della tecnica della composizione tipografica […] Tutto il resto, per quanto nuovo e potente, mostra spesso la lotta faticosa del tipografo dilettante con una tecnica tipografica vecchissima e riluttante […] La veemenza di molte sue impaginazioni nasceva dalla protesta contro il grigiore monotono che egli riscontrava in tutte le cose stampate […] Metteva con disinvoltura nelle pagine grandi titoli e larghe striscie, che ordinassero il tutto e ponessero l’accento su un punto, per scuotere il lettore […] Si trattava di scuotere il lettore e non di fargli piacere, anche nella presentazione tipografica di un testo […] Guardava a troppe cose, forse aveva troppe idee. Ciò gli impedì di dedicarsi tutto a un problema. Quanto la sua tipografia possiede di forza d’urto, le manca talvolta nei particolari. Con le sue composizioni tipografiche, ha anticipato, come possiamo vedere oggi, la possibilità della composizione tipografica su pellicola, il che gli avrebbe permesso tutto ciò che egli aveva in mente». «Il foglio stampato supera spazio e tempo -proclamava, infatti, El Lisickj dalle pagine di «Merz» già nel 1923, in Topografia della tipografia-. Il foglio stampato, l’infinità dei libri, devono essere superati. ELETTROBIBLIOTECA».
[L’elettrobiblioteca del costruttore, in “Casabella” (Milano), 680, luglio-agosto, p. 88]
[L’elettrobiblioteca del costruttore, in “Casabella” (Milano), 680, luglio-agosto, p. 88]
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