[1999#06] tapiro
Le Tapis roulant
(il Tapiro rullante)
“Il tapiro non è un parente affatto del maial
ma un animale diciam ‘binario’ (enricogigi), fetente
bianco-nera villosa esotica bestia original,
timida e silvana, che discende invero dal lionfante”.
quartina di versi extemporanei in rima baciata (abab)
di Anonimo Labronico, in Rime Sparse
In itinere. Nodi al fazzoletto della memoria di eventi recenti. Breviter, per appunti lampeggianti e frammentati. In un certo senso, novissimi clerici vagantes, eco di pellegrinaggi antichi, dal Gargano alla Galizia: nella Guida del pellegrino di Sant’Jacopo di Compostella, Bernardo il Vecchio mirabilis magister et dominus. Appunti, album, taccuino secreto, segreti delle arti, maçons, consorterie, logge, gilde e sodalità: un ritratto di gruppo, quasi quasi. Livre de portraiture di “De Honnecourt, cil qui fut en Hongrie”: “Wilars de Honecort vos salue et si proie a tos ceus qui de ces engiens ouverront, c’on trovera en cest livre, qu’il proient por s’arme et qu’il lor soviengne de lui, car en cest livre puet on trover grant consel de la grant force de maçonerie et des engiens de carpenterie, et si troverés le force de la portraiture, les trais, ensi come li ars de jometrie le commande et ensaigne” (Villard de Honnecourt vi saluta e chiede, a tutti coloro che operano nelle diverse attività illustrate in questo taccuino, di pregare per la sua anima e di ricordarsi di lui, perché qui possono trovare un grande aiuto per imparare i principi del costruire in muratura e in carpenteria, il metodo per eseguire ritratti e disegni come la geometria reclama e insegna). Si parva licet.
Immaginare una mostra (all’origine, una e trina: ubi majores, s’è sdoppiata, tertium non datur), ideare un itinerario, tracciare un percorso, fare il punto, navigare a vista, bordeggiare, carteggiare con sestante e compasso: progetto di problemi comunicabili, cantiere di un lavoro produttivo (architetto : cantiere = sarto : laboratorio) - meccanica dell’arte, lavoro concreto vs narcisismi trendismi egotismi; rigore dimostrativo, passione dialettica: non mostrare se stessi, di-mostrare la questione: il come e, soprattutto, il perché. Mostra come itinerario, itinerare, procedere, processo, processualità, procedimento. Il percorso istruisce la mostra; si spera, utile e dilettevole. Sulle orme di un lavoro ventennale, che serve da apparato argomentativo, (auto)riflessivo, critico; se non azzerare, attenuare la vanità, qb; smembrare, smontare, analizzare per ritrovare il filo d’Arianna. Esibire le interiora: gente che lavora, le cose materiali che lo compongono, le quotidianità urgenti e affannate, il farsi nel suo sbocciare contraddittorio, i tracciati delle idee, i metodi che ogni volta si avvolgono ai bisogni alle richieste alle esigenze. Esibire, esporre: ex-ponere, porsi fuori, sporgersi da sé, arrischiarsi all’esterno, rischiare l’esposizione, esporsi con le proprie convinzioni, mettersi in discussione nel gioco delle idee. Perciò anche un Work In Progress, che mi rammenta sempre The Rake’s Progress. Musica del’occhio progettante.
A un certo punto, si decide di iniziare. Ergo: interrogarsi; domande, poi si vede. Così è stato. Et voilà, nella loro formulazione originale, 13 domande, talune biforcate (alcune biforcute) e insomma analoghe o anche multiple [per la complessità intrinseca della materia e delle questioni], per (il / i) Tapiro(i). [Q-domande (tutte) S-suggerimenti (esempi, per capirsi) A-risposte (nessuna, per ora; tutte, dopo le Vs] che titolerei, ove fossero da titolare: (il) Tapiro risponde oppure A domanda, Tapiro risponde. Eccovi sùbito 5 domande cinque e cominciamo, per scaldarci, con le classiche 5 by W.
Q-1 . che cos’è, in sintesi e sostanza, la |grafica|?
S-1 . è più facile dire che cosa non è la grafica, delimitarla preventivamente e precauzionalmente in negativo, per sottrazione di ambiguità, imho (in my humble opinion) - causa, selon moi: l’assenza di uno status riconosciuto socialmente e di una diffusa condivisa cultura visiva nel ns paese, certamente non di una teorizzazione potente, che non manca affatto (per carità, lasciamo perdere i “manifesti” e le nostalgie dei proclami ingenui per le “culture del progetto”: non è più tempo d’avanguardie - né di chiari di luna, diceva FTM -, morte nella prima metà del novecento, ben già prima dell’eclisse della politica!)
Q-2 . chi [può] fa[re] [pratica(re) / esercita(re) / professa(re)] il (mestiere di / la professione di / l’arte del] |grafico|?
S-2 . tutti e nessuno, come diceva il grande siciliano?
Q-3 . quando si [scopre di voler / decide di - altrimenti in forma personale e diretta, ossia: hai scoperto (sogg. duale: Tapiro) di voler, deciso di] fare il |grafico|?
S-3 . sulla via di Damasco, come Paolo di Tarso, o sui banchi di una scuola [di vita, di lavoro] [duri ai banchi, come i remiganti]?
Q-4 . come si [impara / apprende] la |grafica|?
S-4 . come si smette un vizio? forse nello stesso modo in cui si dovrebbe disimparare ciclicamente [continuamente?] l’arte, per:
a . riapprenderla, sicut virgo castissima;
b . metterla [mettila] da parte [sèguito di: impara l’arte, e]?
Q-5 . perché si fa la |grafica|?
S-5 . vexatissima quaestio; al fondo, etica, spinoziana, come per ogni questione di design vero, cioè di progettazione.
Passiamo adesso a quelle sfuse, per arrivare a concludere (come previsto) ad uno dei primi [nel duplice senso dei numeri primi, anche] significativi scaramantici termini (13) della serie illustre del Fibonacci (1 2 3 5 8 13 etc), tendendo così al rapporto aureo…
Q-6 . l’idea e la materia (intesi come analoghi della mente e del corpo) quale reciproca importanza relativa hanno nella |grafica|?
S-6 . mens sana in corpore sano, dicevano i ns padri.
Q-7 . il |grafico| è autore o esecutore, poeta o ingegnere, problem thinker o problem solver?
S-7 . vel… vel! instead of: aut… aut.
Q-8 . il mondo della |grafica| è come la Wonderland allo specchio di Alice o come lo specchio della regina di SnowWhite And the Seven Dwarfs?
S-8 . perché lo specchio inverte la dx con la sx e non l’alto col basso?
Q-9 . la grafica è comunicazione?
S-9 . cos’è la comunicazione o, meglio, cosa NON è comunicazione?
Q-10 . se la |grafica| è comunicazione, è possibile non comunicare?
S-1O . si può portare a contraddittorio la scuola di Palo Alto?
Q-11 . la |grafica| è un’arte [ars quale tekné dell’augere autoriale] o una pratica [praxis]?
S-11 . che sia un’arte pratica & [vel] una pratica artistica?
Q-12 . se la |grafica| è un’arte, una volta appresa, bisogna metterla da parte?
S-12 . che l’arte, talora, anche si rapprenda?
Q-13 . con la |grafica| si arricchisce l’anima o la borsa?
S-13 . Homo sine pecunia, imago mortis - Sant’Agostino.
Nb: il convenzionamento delle note diacritiche, intertestuali ed esegetiche è una parafrasi delle notazioni “scientifiche” (para- / peri-) linguistiche.
Se non vi siete già stufate/i (e ne avreste ben donde) gentili Lettrici e Lettori, Vi chiederete, forse, com’è andata a finire. Così: che è stato di non poca (altrimenti non poteva essere) fatica impegno concentrazione tentare di rispondere anche solo alla prima domanda, che riassume e fonda tutte le altre. Didascalico al proposito il comunicato stampa. Eccolo. Repetita juvant.
“Per schivare il rischio di ridurre l’occasione espositiva a una rassegna antologica o, peggio, a mera celebrazione di una carriera duale, gli organizzatori [sta per: chi ha pensato la mostra - ndr] hanno voluto programmaticamente affrontare un rischioso tentativo di proporre - attraverso la concretezza della propria esperienza e dei propri lavori - una provvisoria definizione militante di campo, così come una parziale ricognizione dei problemi e dei temi di una professione ancora misconosciuta, fin troppo spesso confusa con la pubblicità o con la bella confezione visiva, almeno in Italia. Annunciato da un significativo disegno di Eric R Gill (la mano che guarda, quasi a simbolo della mostra), il percorso espositivo si snoda attraverso una serie di ambienti e di episodi che corrispondono tematicamente ad altrettanti nodi di un personale itinerario critico sulla situazione attuale della progettazione visuale. Dalla incerta natura stessa della grafica alla sua complessità come lavoro concreto nella materialità quotidiana di un studio a struttura leggera, dal confronto con le cangianti esigenze di un committente d’eccezione quale la Biennale di Venezia al rapporto con una città unica e ammaliante, dagli ambiti plurimi dell’arte della stampa alle esperienze dell’architettura dell’informazione fino a una sorta di wunderkammer finale: questo in sintesi il tapis roulant che intende muovere l’interesse e la curiosità del pubblico, dei professionisti e degli operatori del settore, dalla parte dell’occhio progettante”. Dell’arte, de artibus, si potrebbe concludere, sempre ad lib e provvisoriamente - “ars longa, vita brevis”, che il compito ci sovrasta ognuno. “Potrà comprendere appieno l’arte solo chi non le imporrà una finalità estetica né simbolica, - scriveva infatti, molto tempo fa ormai, Konrad Fiedler in Aphorismen, 36 - perché essa è assai più che un oggetto di eccitazione estetica e, più che illustrazione, è linguaggio al servizio della conoscenza”.
Vs umilissimo servitore, Sergio Polano
[Le Tapis roulant (il Tapiro rullante), nel catalogo della mostra Tapiro Il cantiere dell’occhio, Galleria Bevilacqua La Masa, Venezia, maggio, snp]
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