[1998#01] camuffo design
Chi?
Camuffo Design è uno studio di grafica di Venezia, fondato nel 1990, particolarmente attivo nel campo dell’immagine coordinata, della segnaletica, dell'illustrazione e degli eventi culturali - ricordate le mostre Pacific Wave, New Pop, David Carson?
Potremmo cavarcela così, ma forse la definizione vi sembra laconica (a me parrebbe efficace). Proviamo a dir altro, ma non garantisco.
Intanto, è chiaro che l’insieme è più della semplice somma delle parti; poi, come per i gruppi rock, anche Camuffo Design nel tempo cambia anche se restano gli stessi. Senza offesa per nessuno, il leader della band è Camuffo, che si chiama Giorgio, affiancato da Seba(stiano Girardi) e Massimo (De Luca), fedeli luogotenenti.
E ancora, sarebbero da nominare tutti quelli che sono passati e passano per la loro officina visiva: ciurme raccolte in vari porti, a navigare nel mare della comunicazione. Non chiedetemi l’elenco: è troppo lungo; a tutti, almeno grazie, per l’esito corale.
Che cosa?
Camuffo Design, studio di grafica? Spiegazione breve.
Design, più o meno, vuol dir progetto (non a caso, Giorgio è passato per le aule di architettura) ed è un parente stretto di disegno. Ergo, da loro si progetta e si disegna.
Studio: per progettare, studiano, cioè si pongono dei problemi, prima di divertirsi a risolverli, quando ci riescono.
Grafica: espressione di pensiero visivo; con le idee, risultato dello studio, si informano i contenuti, conformando visibili tracce (lettere, testi, immagini, suoni…) su un qualche supporto (carta e inchiostro e tutto il resto). Senza contenuti, zero grafica: solo odor di cipria.
Se vi interessa l’elenco dei clienti, avete sbagliato mostra.
Quando?
Tutto il tempo; come a dire, sempre. Non è un lavoro, è un’attitudine e una passione, talora un rovello, assai spesso condito di real fun. E tutto sempre più in fretta, ormai.
Forse volete sapere da quando? Non son più ragazzotti, ma neanche tardoni; diciamo che sono da almeno tre lustri al lavoro, includendo la gavetta. Vorreste un regesto cronologico delle loro opere, completi puntuali professionals credits? Onestamente, sottomano questa lista non c’è; e non importa, perché per fortuna loro sono occupati, a far “grafica” e nel continuare a pensare che cosa significa farla. Altrimenti, non saremmo qui a veder questa mostra.
Come?
Come, in fondo, è semplice e già detto: con le idee e i contenuti. La “grafica” è un mestiere pratico, un fare concreto; se troppa teoria l’avvilisce, una buona cultura l’esalta e la corrobora.
Come: se i mezzi contano relativamente poco (oggi è tutto digitale, comunque), la sapienza tecnica è fondamentale, come per ogni artefatto. Se non ci credete, andate in negozio di belle arti, comprate tela, pennelli, colori e fatevi un bell’autoritratto.
Perchè?
Piace loro e agli altri. È utile (talora). È divertente. È un bisogno insopprimibile della specie. Etc.
Il perché resta, alla fine, un mistero. Qualcosa spinge a comunicare, se hai alcunché da dire; altrimenti, potresti tacere, per favore?
Grafica
Appunti e spunti per il pubblico e gli addetti, di anonimo.
Inutile spiegare la grafica. L'arte non si spiega, ha altre cose da fare. La grafica è arte applicata; è bene che si applichi, perché sennò la boccio.
Oppure, è come l'Araba Fenice (variazione nel finale: cosa sia, nessun lo sa).
Ad libitum, scegliete una definizione per la grafica, è tutto gratis: cosmetica della carta stampata, interfaccia della comunicazione, informa cioè attribuisce forma al contenuto, il contenuto è la forma ovvero il primato delle idee?
Spiegazioni correnti, secondo l'età e la propensione degli intervistati, su chi sono i grafici:
1 . La fanno gli artisti, tipo incisioni e simili, ovvero multipli. Bella e non troppo cara, si valuta a cm quadrati. Si vende in tivù.
2 . La fanno i grafici, che sono gli studi pubblicitari: serve per decorare i panettoni e gli incarti delle caramelle, ma una volta era meglio: c'erano i manifesti per la strada, oggi si vede in tivù.
3 . Tutti possono fare i grafici col computer. Anche in edicola, a dispense, su cd-rom e multimediale.
4 . La grafica, col computer, è finita. Amen. Tutti a casa.
(Se indovinate il numero giusto, vincete una maglietta: chiedere all'ingresso)
Intermezzo
Come in un vecchio Carosello, grafica studio Testa, musichetta popòppoppopòpò: al risveglio dall'incubo, il protagonista canta felice "La grafica non c'è più, la grafica non c'è più".
Altra domanda: a che serve oggi la grafica? Risposta: La grafica è comunicazione; oggi tutto è comunicazione; la grafica è tutto. Grazie. Molto istruttivo.
Consoliamoci con l'etimologia. Grafica vien dal greco grafein, che vuol dire: scrivere disegnare dipingere. La minestra non è cambiata, da millenni.
Friends
Giorgio e C. m'han chiesto di scrivere qualcosa, per spiegare. Non c'è nulla da spiegare, è tutto da vedere. Chi non vede (in senso buono, senza offesa) qui è in difficoltà. Si può tentare di raccontarla ma non c'è rimedio. Almeno secondo me, che ci ho provato tante volte.
Friends sono gli amici. Giorgio e C. ne hanno tanti, per davvero. Chi ha un amico ha un tesoro: loro sono più ricchi del nababbo più ricco delle Indie malesi, che è il più ricco della Terra, dopo Bill dei computer. Giorgio e C. hanno fatto un sacco di grafica e di cotte e di crude, con i loro fren(d)s, che sono tra i meglio grafici - scusate un po' - che si possono trovare in giro; infatti, li hanno accattati da tutte le parti del mondo, ma soprattutto di lingua anglo-sassone (ecco perché li chiamano Friends!), anche perché nei paesi di tale lingua, i grafici li pigliano sul serio e gli fanno fare cose utili. Si chiama: cultura visiva, che è una cosa pratica e serve a tutti. In Italia, impara l'arte e mettila da parte; ma avete mai guardato la grafica degli ospedali, poste, ferrovie o altre istituzioni pubbliche, per non dir dei moduli o delle tasse del Bel Paese?
Infine: contano le idee? Certo, ma per come le esprimi. Cacca ben incartata resta cacca; ma un'idea mal realizzata è anche una cattiva idea. L'arte non è cosa ma come, ripete il saputone col ciuffo in tivù: che abbia ragione? Gli amici te lo ricordano, con discrezione e affetto, Giorgio e C.
Offumac
Io la penso così. Camuffo non si camuffa da Offumac. Né si tratta di dottor Jekill e Mr Hide (sic). Piuttosto, è un tipo dalla scrittura bustrofedica. Provare per credere. Tanto lo sappiamo che grafica vien dal greco grafein, che vuol dire: scrivere disegnare dipingere. Camuffo lo giri e vedi il mondo con un altro occhio, con l'altra parte del cervello: fa i disegnini, perché è rimasto bambino. Per fortuna. Poi ci sarebbe la questione che c'è una tribù, sono gli illustratori, bla bla bla, si fan pure le mostre e si parla d'arte. Non credeteci: anche loro stanno in una riserva, come i poveri pellerossa. Sempre meglio dei grafici, che non se ne sono neanche accorti. Ma che importa: bisogna credere, per provare.
Le storie di Offumac son bizzarre, come il nostro mondo. Ci sono i cattivi, i brutti, i puzzolenti ma non manca il lieto fine; a volte, ci sono i fini ma non i mezzi che li giustificano. Ma perché dovrebbero giustificarsi? Ci son tanti che parlano perché hanno la lingua in bocca e altrettanti che disegnano perché hanno la matita in mano; è vecchia come il cucco. L'importante, anche qui, è avere qualcosa da dire, aver sugo per l'espressione. Alorap id Offumac.
[testo di presentazione, nel catalogo Camuffare, a cura di Adriano Donaggio, della mostra Camuffare, galleria della Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia, settembre-ottobre, snp]
Camuffo Design è uno studio di grafica di Venezia, fondato nel 1990, particolarmente attivo nel campo dell’immagine coordinata, della segnaletica, dell'illustrazione e degli eventi culturali - ricordate le mostre Pacific Wave, New Pop, David Carson?
Potremmo cavarcela così, ma forse la definizione vi sembra laconica (a me parrebbe efficace). Proviamo a dir altro, ma non garantisco.
Intanto, è chiaro che l’insieme è più della semplice somma delle parti; poi, come per i gruppi rock, anche Camuffo Design nel tempo cambia anche se restano gli stessi. Senza offesa per nessuno, il leader della band è Camuffo, che si chiama Giorgio, affiancato da Seba(stiano Girardi) e Massimo (De Luca), fedeli luogotenenti.
E ancora, sarebbero da nominare tutti quelli che sono passati e passano per la loro officina visiva: ciurme raccolte in vari porti, a navigare nel mare della comunicazione. Non chiedetemi l’elenco: è troppo lungo; a tutti, almeno grazie, per l’esito corale.
Che cosa?
Camuffo Design, studio di grafica? Spiegazione breve.
Design, più o meno, vuol dir progetto (non a caso, Giorgio è passato per le aule di architettura) ed è un parente stretto di disegno. Ergo, da loro si progetta e si disegna.
Studio: per progettare, studiano, cioè si pongono dei problemi, prima di divertirsi a risolverli, quando ci riescono.
Grafica: espressione di pensiero visivo; con le idee, risultato dello studio, si informano i contenuti, conformando visibili tracce (lettere, testi, immagini, suoni…) su un qualche supporto (carta e inchiostro e tutto il resto). Senza contenuti, zero grafica: solo odor di cipria.
Se vi interessa l’elenco dei clienti, avete sbagliato mostra.
Quando?
Tutto il tempo; come a dire, sempre. Non è un lavoro, è un’attitudine e una passione, talora un rovello, assai spesso condito di real fun. E tutto sempre più in fretta, ormai.
Forse volete sapere da quando? Non son più ragazzotti, ma neanche tardoni; diciamo che sono da almeno tre lustri al lavoro, includendo la gavetta. Vorreste un regesto cronologico delle loro opere, completi puntuali professionals credits? Onestamente, sottomano questa lista non c’è; e non importa, perché per fortuna loro sono occupati, a far “grafica” e nel continuare a pensare che cosa significa farla. Altrimenti, non saremmo qui a veder questa mostra.
Come?
Come, in fondo, è semplice e già detto: con le idee e i contenuti. La “grafica” è un mestiere pratico, un fare concreto; se troppa teoria l’avvilisce, una buona cultura l’esalta e la corrobora.
Come: se i mezzi contano relativamente poco (oggi è tutto digitale, comunque), la sapienza tecnica è fondamentale, come per ogni artefatto. Se non ci credete, andate in negozio di belle arti, comprate tela, pennelli, colori e fatevi un bell’autoritratto.
Perchè?
Piace loro e agli altri. È utile (talora). È divertente. È un bisogno insopprimibile della specie. Etc.
Il perché resta, alla fine, un mistero. Qualcosa spinge a comunicare, se hai alcunché da dire; altrimenti, potresti tacere, per favore?
Grafica
Appunti e spunti per il pubblico e gli addetti, di anonimo.
Inutile spiegare la grafica. L'arte non si spiega, ha altre cose da fare. La grafica è arte applicata; è bene che si applichi, perché sennò la boccio.
Oppure, è come l'Araba Fenice (variazione nel finale: cosa sia, nessun lo sa).
Ad libitum, scegliete una definizione per la grafica, è tutto gratis: cosmetica della carta stampata, interfaccia della comunicazione, informa cioè attribuisce forma al contenuto, il contenuto è la forma ovvero il primato delle idee?
Spiegazioni correnti, secondo l'età e la propensione degli intervistati, su chi sono i grafici:
1 . La fanno gli artisti, tipo incisioni e simili, ovvero multipli. Bella e non troppo cara, si valuta a cm quadrati. Si vende in tivù.
2 . La fanno i grafici, che sono gli studi pubblicitari: serve per decorare i panettoni e gli incarti delle caramelle, ma una volta era meglio: c'erano i manifesti per la strada, oggi si vede in tivù.
3 . Tutti possono fare i grafici col computer. Anche in edicola, a dispense, su cd-rom e multimediale.
4 . La grafica, col computer, è finita. Amen. Tutti a casa.
(Se indovinate il numero giusto, vincete una maglietta: chiedere all'ingresso)
Intermezzo
Come in un vecchio Carosello, grafica studio Testa, musichetta popòppoppopòpò: al risveglio dall'incubo, il protagonista canta felice "La grafica non c'è più, la grafica non c'è più".
Altra domanda: a che serve oggi la grafica? Risposta: La grafica è comunicazione; oggi tutto è comunicazione; la grafica è tutto. Grazie. Molto istruttivo.
Consoliamoci con l'etimologia. Grafica vien dal greco grafein, che vuol dire: scrivere disegnare dipingere. La minestra non è cambiata, da millenni.
Friends
Giorgio e C. m'han chiesto di scrivere qualcosa, per spiegare. Non c'è nulla da spiegare, è tutto da vedere. Chi non vede (in senso buono, senza offesa) qui è in difficoltà. Si può tentare di raccontarla ma non c'è rimedio. Almeno secondo me, che ci ho provato tante volte.
Friends sono gli amici. Giorgio e C. ne hanno tanti, per davvero. Chi ha un amico ha un tesoro: loro sono più ricchi del nababbo più ricco delle Indie malesi, che è il più ricco della Terra, dopo Bill dei computer. Giorgio e C. hanno fatto un sacco di grafica e di cotte e di crude, con i loro fren(d)s, che sono tra i meglio grafici - scusate un po' - che si possono trovare in giro; infatti, li hanno accattati da tutte le parti del mondo, ma soprattutto di lingua anglo-sassone (ecco perché li chiamano Friends!), anche perché nei paesi di tale lingua, i grafici li pigliano sul serio e gli fanno fare cose utili. Si chiama: cultura visiva, che è una cosa pratica e serve a tutti. In Italia, impara l'arte e mettila da parte; ma avete mai guardato la grafica degli ospedali, poste, ferrovie o altre istituzioni pubbliche, per non dir dei moduli o delle tasse del Bel Paese?
Infine: contano le idee? Certo, ma per come le esprimi. Cacca ben incartata resta cacca; ma un'idea mal realizzata è anche una cattiva idea. L'arte non è cosa ma come, ripete il saputone col ciuffo in tivù: che abbia ragione? Gli amici te lo ricordano, con discrezione e affetto, Giorgio e C.
Offumac
Io la penso così. Camuffo non si camuffa da Offumac. Né si tratta di dottor Jekill e Mr Hide (sic). Piuttosto, è un tipo dalla scrittura bustrofedica. Provare per credere. Tanto lo sappiamo che grafica vien dal greco grafein, che vuol dire: scrivere disegnare dipingere. Camuffo lo giri e vedi il mondo con un altro occhio, con l'altra parte del cervello: fa i disegnini, perché è rimasto bambino. Per fortuna. Poi ci sarebbe la questione che c'è una tribù, sono gli illustratori, bla bla bla, si fan pure le mostre e si parla d'arte. Non credeteci: anche loro stanno in una riserva, come i poveri pellerossa. Sempre meglio dei grafici, che non se ne sono neanche accorti. Ma che importa: bisogna credere, per provare.
Le storie di Offumac son bizzarre, come il nostro mondo. Ci sono i cattivi, i brutti, i puzzolenti ma non manca il lieto fine; a volte, ci sono i fini ma non i mezzi che li giustificano. Ma perché dovrebbero giustificarsi? Ci son tanti che parlano perché hanno la lingua in bocca e altrettanti che disegnano perché hanno la matita in mano; è vecchia come il cucco. L'importante, anche qui, è avere qualcosa da dire, aver sugo per l'espressione. Alorap id Offumac.
[testo di presentazione, nel catalogo Camuffare, a cura di Adriano Donaggio, della mostra Camuffare, galleria della Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia, settembre-ottobre, snp]
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