16.12.04

type, handwriting, and lettering


Fabio Fregonese segnala “un interessante sito, soprattutto per quanto riguarda la parte Handwriting, che presenta sia esempi che metodi per analizzare e migliorare la propria scrittura”: le pagine dell’islandese Gunnlaugur SE Briem, protagonista di una spiacevole vicenda col Times[*] di Londra, sono una sintetica quanto efficace introduzione al campo del disegno delle lettere e dei caratteri da stampa, così come alla pratica della chirografia e cioè la grafia manuale. [*Racconta Briem: “In 1990, I was asked to design a new typeface family for the London Times to replace Times Roman. The work took the better part of two years. When the paper introduced the design, it was credited to somebody else”; maggiori particolari nel sito.]

Già che ci siamo, qualche altro riferimento, più o meno sparso:
12 Rules for Good Cursive Handwriting sono spiegate da Christopher Jarman (“ex-Royal Navy and a retired teacher”), che mostra anche alcune pagine del suo libretto The Parents’ Guide to Handwriting; è possibile scaricare alcuni suoi font chirografici.
Spostandoci dall’Uk negli Usa, ove la questione della scrittura scolastica elementare è particolarmente viva e vivace (non senza riflessi economici), degno di nota un metodo recente (tra molti altri, a dire il vero) di gran successo e diffusione, quale il D’Nealian®, elaborato da Donald N. Thurber. Da parte sua, Jacci Howard Bear offre una analisi puntuale ma di non agile assimilazione (in assenza di immagini) di diversi metodi oggi in uso nelle scuole Usa, oltre il D’Nealian, e cioè: Getty-Dubay Italic, Harcourt Brace, McDougal/Littel, Palmer (il più diffuso e di antica, relativamente, data), Peterson Directed Handwriting, SSD, Zaner-Bloser (old e new style), con sintetici cenni relativi all’Uk e all’Australian handwriting.
Il testo più aggiornato sulla storia della chirografia negli Usa è Handwriting in America di Tamara Plakins Thornton, Yale University Press, Yale 1996; per una panoramica storica più ampia, aggiornata e poco metodica, in sostanza centrata sull’Uk (solo gli ultimi 2 capitoli si occupano di Europa, America e Australia), bisogna rivolgersi a Handwriting of the Twentieth Century della benemerita Rosemary Sassoon, Routledge, London 1999 (altre informazioni su RS qui). Sull’Italia, non ho trovato nulla o quasi, finora; avrò cercato male.
Restando nel Vecchio Mondo, più esattamente in Germania, non si può ignorare il Sütterlinschrift, la scrittura insegnata ai bambini tedeschi dal 1915 al 1940; nel sito della Pelikan si possono scaricare varie successive scritture scolastiche, come il Lateinische Ausgangsschrift (sviluppato negli anni cinquanta dal Deutschen Normschrift) o il Sas-Schulausgangsschrift diffuso dal 1968 nella Ddr, mentre un sito dedicato alla Alte Armee è ricco di informazioni storiche sulle scritture nell’apparato militare germanico e prussiano (scaricabili un Sütterlin e un Kurrentschrift).
A proposito di Italia, Luca Palmieri informa invece, con efficace sintesi, sui metodi storici di alfabetizzazione (testo in 2 parti) e sulla dialettica lettura/scrittura; anche se di forma delle lettere poco si parla, è importante conoscere il contesto pedagogico; nei nuovi programmi e tra gli obiettivi della classe prima della scuola elementare, in effetti, si parla di “sviluppare la strumentalità di base nella lettura e nella scrittura” (ma non si dice come).
Last but not least, Luc Devroye della School of Computer Science della McGill University (Montreal) ha raccolto una sterminata collezione ragionata di link a font didattici: si trova (di) tutto, a ben cercare; e una collezione di font scolastico-didattici scaricabili si trova anche qui.
NB: se ci spostiamo nel campo della calligrafia vera e propria, ci troviamo in un vero mare di possibili rinvii: solo per assaggiare, partendo dall’Uk:
The Edward Johnston Foundation
The Society of Scribes and Illuminators, fondata nel 1921
Associazione Calligrafica Italiana
e (fine, per ora)
Cynscribe, una amplissima Calligraphy Directory.

Il tema della scrittura manuale contemporanea, in effetti, è un ambito di ricerca affascinante quanto negletto: “La scienza della scrittura – ha affermato a buon motivo Roland Barthes – non ha mai ricevuto altro che un sol nome: la paleografia, descrizione fine, minuziosa dei geroglifici, delle lettere greche e latine, abile mestiere degli archeologi nel decifrare antiche scritture sconosciute. Ma sulla nostra scrittura moderna, nulla: la paleografia si ferma al XVI secolo […] ma le scritture del XIX secolo? o persino quelle del nostro secolo?”.

Tutto ciò non dovrebbe esser privo di interesse per i progettisti di grafica, soprattutto di quella ambientale, giacché: “Una scritta, una qualsiasi composizione alfabetica utilizzata in esterni, una qualunque scrittura esposta, nel senso più ampio del termine, non è mera espressione artistica con le forme dell’alfabeto o veicolo di valori estetici – ha chiarito Hermann Zapf –; prima di tutto, è strumento di comunicazione, per la trasmissione più semplice possibile di informazioni. Oltre ai caratteri alfabetici a stampa dei libri e dei giornali, ci si imbatte infatti in composizioni di lettere di ogni tipo, di giorno e di notte, sulle strade e nelle città. Una sviante confusione di segni è l’immagine che si ricava entrando in una città qualsiasi, oggigiorno. Il mondo intero è accomunato da questo disordine, da questo guasto al paesaggio e alle città. […] L’inquinamento visivo cresce di giorno in giorno, e sostituire delle scritte è estremamente oneroso. In un’epoca di crescente consapevolezza dell’inquinamento in terra e in cielo, in un’era di maggiore responsabilità per la conservazione delle bellezze della natura, il comune cittadino dovrebbe essere sensibilizzato anche nei confronti dell’inquinamento visivo. Una proposta concreta, a tal fine, sarebbe quella di educare all’arte della scrittura fin dai primi livelli di scolarizzazione. Non è necessario apprendere le squisitezze della calligrafia; basterebbe conoscere le qualità positive o negative del disegno delle lettere, e distinguere tra buone e cattive proporzioni. In generale, una migliore educazione alle arti visive, alla comunicazione visiva e al ‘linguaggio visibile’ ci permetterà di evitare il protrarsi di quel danno al paesaggio che è rappresentato dalla presenza di scritte di cattiva qualità.
L’educazione all’estetica delle lettere è fondamentale per istillare il senso delle proporzioni e dell’ordine visivo”. [c.vo ns]